08 – io credo – Da passione a lavoro: il declino di un mito

C’è una specie di maledizione tra i podcaster. Non si sa esattamente per quale motivo ma intorno alla puntata numero 7-8, le persone smettono. Smettono di fare podcast.

Spero di essere un’eccezione a questa regola e ti do il benvenuto.

Questa, è la mia puntata maledetta. la nr 8.

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Si, vorrei!

Ti avevo parlato di un libro, che mi ha aiutato a rispondere a 3 domande che continuavo a pormi:

“Chi sono io davvero”?
“Qual è la mia vera passione?”.
“Sto davvero facendo quello che amo nella mia vita?”

Ti ho mentito. In realtà i libri, sono due. E da quelli sono partito per cercare una risposta.

Lo ammetto, anch’io partivo dal concetto che trovare il lavoro che realizzasse le mie passioni fosse l’unica via possibile per essere felici. Del resto, cavolo lo sanno tutti! Dai. Chiedi in giro: Ti piacerebbe fare della tua passione il tuo lavoro? Ma che domanda è ovvio! sei scemo?

Allora mi sono chiesto:

Se è così scontata la risposta.. è così scontata anche la domanda?

E’ sempre stato così?

Sono andato da mio padre e gliel’ho chiesto.

No, questa frase non gli dice niente. E allora da dove salta fuori questo concetto?

Non è un problema tecnologico: ovvio se gli chiedessi quante ore passava davanti allo smartphone quando era giovane è normale che mi porti in pronto soccorso per fare della analisi.

é un problema culturale: possibile che abbia così tanto senso per me e nessun senso per loro?

Perché se faccio la stessa domanda ai miei amici della generazione Y – quelli nati tra gli anni 1980 e 2000 –  capiscono subito di che parlo e i miei genitori invece non sentivano questo bisogno appena iniziato a lavorare?

Il primo dei due libri di cui ti accennavo prima si chiama Homo Deus di Yuval Harari, e tratta di una “breve storia del futuro”. Si chiede: Possiamo dire dove stiamo andando..studiando dove siamo stati?

Attraverso le sue parole e John, un nobile inglese del 1100, ho dipanato uno dei dubbi che avevo riguardo la mia ricerca sulle passioni.

Secondo Harari, si crea significato quando molti individui intrecciano insieme una rete di storie.
Perchè una particolare azione – sposarsi in chiesa, digiunare durante il ramadan o votare durante le elezioni, a me sembra dotata di senso? […] Gli individui rinsaldano di continuo le credenze reciproche in una spirale che si autoalimenta […]

Lascia che ti racconti una storia.

Siamo nel 1187. Saladino – un generale musulmano – sconfigge l’armata dei crociati e conquista Gerusalemme. In risposta, il papa lancia la terza crociata per riprendere il controllo della Terra Santa.

Immagina un giovane nobile inglese di nome John, che ha lasciato la sua casa per combattere il Saladino.

John credeva che se fosse morto durante la crociata, la sua anima sarebbe ascesa tra le schiere celesti, dove avrebbe goduto di un’eterna beatitudine. Coltivava una fede fortissima in questo immaginario: i suoi ricordi più lontani risalivano alla spada arrugginita di nonno Henry appesa nel salone del castello. Fin da bambino aveva sentito le storie di suo nonno durante la seconda crociata, nonno Henry, che ora riposava in paradiso con gli angeli. Quando i menestrelli visitavano il castello, cantavano le gesta dei coraggiosi crociati che combattevano in Terra Santa.

Finalmente, arriva la notizia: Gerusalemme era caduta! Si cercavano giovani coraggiosi per intraprendere la terza crociata! Il papa prometteva salvezza eterna a questi giovani, come John, che con orgoglio annuncia alla sua famiglia di partire!

I suoi genitori sono così orgogliosi di lui!

Sbarcato a Gerusalemme, John rimane stupito: persino i malvagi saraceni condividevano le sue credenze. Solo..in modo opposto. Si, facevano un pò confusione perché ritenevano che i cristiani fossero infedeli e che i musulmani obbedissero alla volontà di Dio.

Ma il principio, lo condividevano: Chi combatte in nome di Dio e di gerusalemme andrà dritto in paradiso in caso di morte!

Allora. Potrà anche essere che i suoi genitori fossero in errore. Che l’istruito parroco, il Barone sull’altra sponda del fiume, i cavalieri, fossero in errore. Ma addirittura i musulmani che vivevano dall’altra parte del mondo, anche loro avevano le allucinazioni?

Il castello di famiglia brucia fino alle fondamenta e non c’è più traccia della spada di nonno Henry.

Gli anni passano e al posto del castello ora c’è un centro commerciale. Immagina una schiera di adolescenti che siedono svogliati sulle panchine della hall, fissi con lo sguardo sui suoi smartphone.

Improvvisamente si apre un varco temporale ed un misterioso raggio di luce illumina il volto di uno degli adolescenti. “Ragazzi, andrò a combattere gli infedeli e a liberare la Terra Santa!”

Infedeli? Terra Santa? Queste parole non hanno più alcun significato nell’Inghilterra di oggi. Al contrario, se un giovane decidesse di unirsi ad Amnesty International e viaggiare fino all Siria per proteggere i diritti umani dei rifugiati, sarebbe visto come un eroe.

Nel medioevo la gente lo avrebbe creduto pazzo: Vuoi andare fino in Medio Oriente e rischiare la vita NON per uccidere i musulmani ma per proteggerli da altri gruppi di musulmani?? Devi essere fuori di testa, ragazzo mio.

Così procede la storia…

la gente tesse una rete di significato, crede in essa con sincerità e passione, ma presto o tardi la rete si disfa e quando la guardiamo retrospettivamente facciamo fatica a capire come abbiamo potuto crederci.
Con il senno di poi, partire per una crociata per raggiungere il paradiso sembra un gesto completamente folle. Con il senno di poi, le guerre mondiali e i disastro nucleari sembrano follie ancora peggiori.

Tra un centinaio di anni, le nostre credenze di oggi potranno sembrare ugualmente incomprensibili ai nostri discendenti”

Ora, contestualizzato alla mia ricerca, dove e quando è nata l’idea di trovare il lavoro che incontri le tue passioni?

La nascita dell’idea

Secondo Cal Newport un colpevole c’è, un possibile big bang della stronzata è nel 1970, con il testo “what colour is your parachute” –  di che colore è il tuo paracadute di Richard Bolles.

Li per la prima volta si legge: “[Figure] out what you like to do… and then find a place that needs people like you”.

A parte la rima, che suggella la frase, significa “Scopri quello che ti piace fare e trova il luogo che ha bisogno di persone come te”. Si trattava di un concetto estremamente innovativo all’epoca, che convogliava un messaggio in teoria positivo: Tu puoi controllare cosa fare della tua vita. Quindi.. perché non seguire quello che ami?

Ho fatto anch’io alcune ricerche.

Google Ngram viewer è uno strumento che cerca alcune frasi o frammenti di esse all’interno dell’intera libreria mondiale di Google Books. Permette di capire quante volte quelle frasi compaiono nei libri pubblicati e permette di analizzare quindi alcuni trend culturali. I database sono aggiornati al 2012.

La frase “follow your passion”, inizia a comparire nel 1966, 4 anni prima del libri di Bolles. Ha alcuni picchi più o meno stabili fino agli anni 1990, dove inizia l’impennata.

Se incrocio i dati con google trends, che riporta invece le volte in cui una frase viene ricercata in generale su google, noto un picco enorme nel Luglio del 2005.

E sai quando ci fu il famoso discorso di Stanford “segui le tue passioni e sticazzi” di Steve Jobs? Giugno 2005.

Coincidenze….?

Siamo alla puntata numero 8 e forse vale la pena fare un riassunto.

Un breve riassunto: nelle puntate precedenti…

Trovare il lavoro che soddisfi le tue passioni è un fenomeno culturale, e anche recente.

è ben conosciuto dalla generazione Y, formata dai nati negli anni 80-2000, che sempre secondo le ricerche, riportano il più alto tasso di insoddisfazione sul lavoro da quando la metrica è stata creata.

Secondo la scienza invece, il lavoro dei sogni ha 3 caratteristiche chiave: autonomia, competenza e relazione. Per trovarlo e costruirlo, devo avere sufficiente motivazione da poterlo praticare a lungo. La motivazione che mi serve è intrinseca, e non deriva da fattori esterni come può essere una ricompensa economica.

Focalizzarsi sulla propria passione e cercare il lavoro che la realizzi può essere pericoloso e fonte di insoddisfazione.

La prima volta che lessi “So good they can’t ignore you” di Cal Newport – ero in coffee bar a Nashville. Lavoravo per una grande multinazionale e il mio lavoro era fighissimo. Vivevo negli Stati Uniti, viaggiavo, avevo dei colleghi fantastici. Era oggettivamente un bel lavoro.

Eppure, volevo qualcosa di più.

Quasi mi sentivo in colpa a volerlo. E forse è proprio questo strano sentimento contrastante che mi ha spinto a cercare, a scavare…

fino a perdermi e ritrovarmi

fino a capire che non è un ciclo che ha una sola risposta, ma che ha questa risposta adesso, e devo essere in grado di metterla in discussione

fino a godermi il percorso della ricerca

Se non è vero che per essere felice, devo trovare il lavoro che rifletta le mie passioni, allora come devo fare?

Dopo tanto domandarmi senza avere la più pallida idea di cosa fare, due anni fa, in quel coffee bar di Nashville, per la prima volta, avevo un piano.

Quale?

Te ne parlo, nella prossima puntata.

Ps:

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