Sei pronto a cambiare lavoro e seguire la tua passione?

Come ha fatto Kirk French a passare dal suo lavoro in ricercatore a star di Discovery Channel?

E perchè invece Lisa Feuer ha miseramente fallito lasciando la sua carriera in marketing per dedicarsi  alla sua passione di yoga instructor in California?
Di recente ho approfondito l’argomento sul bellissimo testo di Cal Newport – So good they can’t ignore you. E vorrei condividerlo con te.

 

The passion Hypothesis

“Chi sono io davvero”? “Qual è la mia vera passione?”. “Sto davvero facendo quello che amo nella mia vita?”. Se ti sei mai posto una di queste domande, sei nel posto giusto.

Partiamo da un concetto semplice: io ho una passione e devo trovare un lavoro che mi permetta di perseguirla. Per dirla alla Steve Jobs nel suo famoso discorso a Stanford del 2005, “Vivi il tuo sogno. La vita è troppo breve per fare quello che credi di dover fare. Passion is the engine to living your life. Don’t settle”.

In questo articolo, si parla di quanto questo concetto, o ipotesi, sia una vera cazzata e perché non solo non sia vera, ma possa anche essere dannosa per la nostra felicità.

A partire proprio da Steve Jobs.

Nel 2002 un team di ricerca guidato dallo psicologo J. Vallerand, condusse un estensiva ricerca nelle università canadesi con uno scopo molto semplice: scoprire se gli studenti avessero passioni e quali fossero.

Il survey dimostrò che oltre l’84% degli studenti le ha. Sembra un ottimo risultato.

Ma di queste, le prime 5 passioni erano danza, hockey, sci, (ricordiamoci che sono canadesi 🙂 ) lettura, nuoto. Ossia il 96% delle passioni avevano a che fare con arte e sport. Solo il 4% era in relazione con business o educazione. Quanti lavori disponibili ci sono nel mondo relativi ad arte e sport? Quanti di quegli studenti rimarranno insoddisfatti, se dovessero essere felici seguendo le loro passioni?

Lo stesso Steve Jobs, non ha per niente seguito il suo consiglio.

seguire la tua passione

Prima di fondare Apple, non era interessato né in elettronica né in business. Le uniche materie seguite erano Western history e danza, e l’unica classe in cui era presente era quella del Hare Krishna Temple. L’unico lavoro correlato alla tecnologia fu ad Atari nei primi ‘70, lavoro che lasciò prima per vivere nella All-One farm (una comunità hippie in California) e poi per pomparsi di acidi in India.

Non si può dire che Steve Jobs non fosse una persona felice del suo lavoro. La passione ardeva nel suo sguardo come pochi sulla terra. Ma per essere chiari, se Steve Jobs avesse seguito il suo stesso consiglio, non sarebbe diventato Steve Jobs.

Quindi, smontato il concetto di “seguire la tua passione”, rimane la domanda “Come trovare il lavoro che amo? Dovrei seguire una rigida scalata verso la carriera in un unico campo o provare tanti piccoli schemi? Come faccio a sapere se vale la pena buttarsi un progetto o no?

Il lavoro dei sogni

Partiamo da una domanda “semplice”: che caratteristiche ha un lavoro soddisfacente?

Daniel Pink, nel suo libro “Drive” si riferisce alla Self determination Theory (SDT), secondo cui il lavoro dei nostri sogni richiede di soddisfare 3 bisogni fisiologici:

  • Autonomia – la sensazione di avere il controllo sulla propria giornata.
    (Essenzialmente quello che tutti invidiano dei freelancer)
  • Competenza – la sensazione di essere bravi in quello che facciamo
  • Relazione – la sensazione di essere “connessi” ad altre persone tramite il nostro lavoro

Questi tratti sono molto generici e possono essere presenti in tanti lavori, ma è molto chiaro quello che NON è incluso: “Matching work to your existing passion”.

Questo concetto è stato introdotto per la prima volta da Richard Bolles, in “What color is your parachute” nel 1990. All’epoca era un concetto molto innovativo e non stupisce che abbia preso piede in fretta.

“Trova la tua passione e buttati” è molto più appealing di “fatti un culo a paiolo per sviluppare competenza e autonomia”.

Non stupisce quindi che sia un po il mantra della Generazione Y (quella nata tra gli anni 1980 e 2000) e che, proprio in quella generazione, ci sia il più alto tasso di insoddisfazione sul lavoro da quando questa metrica esiste.

Secondo il “Conference Board of US job satisfaction”, si è passati dal 61% del ‘87 al 45% odierno, con un trend in inesauribile discesa.

Career Capital

Le caratteristiche viste sopra hanno due peculiarità: sono “rare and valuable” – ossia  rare e di valore.
In un mercato (come quello del lavoro) significa che per poterle raggiungere devo offrire qualcosa di raro e di valore in cambio.

Ma come capire cosa ho da offrire e come svilupparlo?

Skills - career capital

Newport analizza due mindset (strutture di pensiero).

  • Passion Mindset – o cosa mi dà il mio lavoro? Come mi fa sentire? è la forma mentis più facile, la trappola più seguita, quella della generazione Y.
  • Craftman Mindset – o che valore sto dando agli altri attraverso il mio lavoro?

Secondo Newport, questa è la chiave per amare ciò che si fa, che è la stessa cosa di fare ciò che si ama… ma arrivandoci da tutta un’altra strada.

Significa comprendere che il punto di svolta è “working right – to find the right work”.

Significa costruire e mantenere quelle competenze che mi permettono di raggiungere autonomia, controllo e relazione.

Significa costruire un sistema focalizzato su quello che do, e non su quello che ricevo. Quello che ricevo.. arriverà.

Significa diventare So good they can’t ignore you, (così bravo/a che non possono ignorarti) una frase di Steve Martin che è auto-esplicativa.

Ok.

Abbiamo smontato la “Passion hypothesis”.

Ho capito che per avere un lavoro raro e di valore devo dargli qualcosa di raro e di valore in cambio. Che per raggiungerlo devo focalizzarmi sul Craftman Mindset, ossia quello che il mio crea, piuttosto che come mi fa sentire. Diventare troppo bravi per essere ignorati.

Ma come posso costruire questo capitale di carriera, queste abilità, queste unique skills?

Deliberate Practice

Malcom Gladwell, nel bellissimo Outliers” del 2008, parla di come i successi individuali non siano da attribuire ad un innato talento, bensì ad una combinazione di fortuna e pratica: essersi trovati nel posto giusto, nel momento giusto per poter accumulare tante ore di pratica. La scienza è arrivata a definire tale numero, ossia 10’000 ore (ten thousand hours rule).

Bill Gates? – Era in una delle prime High School ad avere un PC, e permetteva agli studenti di averne libero ed illimitato accesso.
Mozart? – Suo padre era un fanatico della pratica e nei suoi tour europei, da giovanissimo, sviluppò una quantità di ore di prova impareggiabile per i suoi coetanei.

Il punto di Newport però, è che le ore di pratica non bastano, ma serve invece un approccio sistematico allo studio. Tale approccio è stato definito da Anders Ericsson Deliberate Practice, ossia un’attività designata con il solo scopo di aumentare con efficacia specifici aspetti delle performance di un individuo.

Significa strutturare una pratica per livelli di difficoltà crescente, uscendo dalla propria zona di confort con incrementale efficacia. Parte fondamentale del processo è la raccolta di feedback, per poter azzerare e correggere il processo.. per poi ricominciare di nuovo.

Ci sono casi in cui l’applicazione di questo principio è più semplice, ad esempio sportivi, giocatori di scacchi, atleti, programmatori, ricercatori. Nel lavoro dipendente è più complicato, ma necessario per poter spingersi verso lo sviluppo e il mantenimento delle proprie competenze uniche.

Il concetto mi ha riportato alla definizione di Mihaly Csikszentmihalyi, nel testo The decision Book (di cui parlo qui).

Secondo Mihaly, per essere felici bisogna rimanere nel “flow”, ossia in quel giusto rapporto tra sfida e competenza esistente.
Nel grafico sopra, il flow aumenta con l’aumentare delle abilità: significa che se applichiamo il craftman mindset, affronteremo sfide  ->acquisiremo capacità -> affronteremo sfide sempre più complesse -> maggiori capacità etc. etc.

Quindi:

Le caratteristiche del lavoro ideale sono rare e di valore, e per poterlo raggiungere devo dare qualcosa di raro e di valore in cambio (Career Capital).
Per poterle acquisire devo focalizzarmi sul Craftman Mindset, ossia come creare valore attraverso il mio lavoro. Se questo è il punto di vista, lo strumento per arrivarci è il deliberate practice, basato sullo spingere le proprie abilità oltre la soglia di comfort e raccogliere subito feedback.

Ok, fin qua ci sono. Trovo l’ambiente giusto da cui imparo, mi focalizzo su quello che produco, il miglioramento continuo è il mio pallino.. ma lavoro ancora da McDonalds e faccio i turni al sabato pomeriggio per i compleanni dei 12enni.

Cosa mi separa ancora da quello che vorrei fare, come faccio a fare il salto?

Little Bets

Secondo Cal, l’elemento finale della strategia verso un lavoro soddisfacente è la “mission”, il “why”, quello che ti spinge ad alzarti dal letto al mattino. Tipicamente una mission viene ricercata e trovata durante l’applicazione dei principi sopra.

Tra i concetti più interessanti e concreti però, ho molto apprezzato quello dei little bets, ossia “Piccole scommesse”. A mio avviso l’anello conclusivo del percorso.

Nell’omonimo libro Little Bets di Peter Sims, l’autore esplora i casi di successo di Amazon, Pixar, Chris Rock e molti altri, individuando un pattern comune.

“Piuttosto che credere di dover iniziare da un grande piano determinato sin dall’inizio, loro piuttosto fanno una serie metodica di piccoli test per capire quale possa essere la giusta direzione, acquisendo informazioni critiche da piccoli fallimenti e da piccole ma significative vittorie”.

Per Concludere

Seguire la tua passione nella pratica

Supponiamo che Giorgio sia un appassionato di fotografia.

Il modo più probabile di fallire è licenziarsi in 0-1 dal suo impiego come addetto al marketing di Conad, seguire un corso di 60 ore e iniziare a “professare la fotografia”.
Questo approccio, noto in USA come “Cubicle Syndrome”(ossia il desiderio di evadere da lavori noiosi in piccoli uffici) ha portato avanti l’idea che cambiare sia solo un questione di coraggio e coglioni, che bisogna uscire dall’ufficio con il terzo dito alzato, sbattere la porta e seguire la propria passione.

Ma cosa ha Giorgio in più degli altri fotografi? Se tu dovessi scegliere da chi andare, andresti dalle 60 ore di Giorgio o da un professionista che è sul mercato da 10 anni?

Quello che manca è la costruzione del percorso.

Giorgio invece si tira su le maniche e nei weekend partecipa a corsi di fotografia. Studia la sera e pratica alzandosi prima al mattino, per sfruttare la morbida luce dell’alba. A forza di provare trova un suo marchio di fabbrica, un suo stile unico.

Giorgio il fotografo che si alza al mattino

Giorgio – il fotografo che si alza al mattino

Dopo aver postato un po di foto e parlato a tutti di quanto sia importante la fotografia approcciata con il suo metodo, ottiene i primi lavori, matrimoni e feste. Li fa gratis.
Da li capisce che lavorare per altri non è così stimolante come pensava. Ma le sue foto sono molto belle, i colleghi lo spronano a continuare. Dalla sua esperienza in marketing capisce che per sfondare deve trovare “la mucca viola” – per dirla alla Seth Godin. Giorgio partecipa attivamente ad incontri con altri professionisti e una sera capisce che c’è un problema irrisolto, comune: la difficoltà di confrontare il proprio punto di vista sulla stessa foto. Come avrei scattato io, se fossi stato li in quel momento?

Giorgio raccoglie le sue competenze di marketing e raggiunge un programmatore che conosceva in Conad e crea “WakeApp”, la piattaforma che permette ai fotografi di alzarsi e incontrarsi per scattare la stessa alba, lo stesso tramonto, lo stesso panorama, e confrontare i propri stili. Ottimo lavoro!

La storia sopra, frutto ovviamente della mia fantasia, vuole solo ribadire il concetto: “work right, to find the right work”.
So good they can’t Ignore you è un testo intelligente, ponderato e pieno di esempi reali. Una lettura stimolante di una settimana. Consiglio!

Se il libro ti interessa e volessi acquistarlo, puoi farlo attraverso questo link !

E adesso…

sei pronto a seguire la tua passione FARTI UN CULO A PAIOLO ed essere felice?
Dipende solo da te 🙂

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By | 2017-08-26T19:05:37+00:00 Ago, 2017|Categories: Books Reviews, Produttività, Self Improving|Tags: , |0 Comments

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