07 – io credo – Qual è il segreto della motivazione?

Lisa Feuer è una specialista di advertising e marketing, ma sente che la sua chiamata riguarda qualcosa d’altro. Si sente in trappola nella vita d’ufficio e decide di fare il salto: insegnare yoga è ciò che le riempie il cuore.

Kirk French invece è un ricercatore della Penn State University, con un Phd in Antropologia. Un certo George Milner lo ha appena chiamato sostenendo di avere il tesoro dei Templari nascosto nel suo giardino. è il 2009.

Un anno dopo, si sta dirigendo in Messico con un team di 10 specialisti per filmare il sample di un documentario.

Hanno qualcosa in comune queste due storie?

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Si, vorrei!

Si. E tra questa e le prossime puntate ti racconterò di come il loro approccio nel seguire la propria passione è stato differente, e di cosa mi ha insegnato osservare le loro scelte.

Nella puntata 06 – Amy Wrzesniewski un fattore determinante per amare il proprio lavoro è da quanto tempo lo si pratichi. Dalle sue interviste aveva scoperto infatti che la maggior parte delle persone che dicevano di apprezzare il proprio lavoro avevano in comune una cosa: lo praticavano da tanto.

Quindi si tratta di questo? Di avere pazienza?

Non mi convinceva, avevo bisogno di un ulteriore aiuto per scavare a fondo. Ci devono essere altri elementi. Spunta Dan Pink –  che nel suo testo “Drive” – sostiene che per essere davvero motivati nel proprio lavoro devono essere soddisfatti 3 bisogni primari:

  • Autonomia – cioè il sentire di avere il controllo sulla propria giornata
  • Competenza – sentire di essere bravi in quello che si fa
  • Relazionalità – sentirsi connessi con le persone che lavorano o collaborano con noi

Ah-ah – ma guarda caso i primi due punti mi dicono qualcosa: autonomia e competenza.. non si acquisiscono proprio facendo da tanti anni il proprio lavoro? Più faccio lo stesso lavoro e più diventerò competente (cioè esperto) e autonomo (cioè in grado di gestirmi).

Quindi non è che – amo il mio lavoro perchè lo faccio per tanto tempo. Ma è che per autonomia, competenza e relazionalità lo farò per tanto tempo!

La domanda è semplice quindi: Ma come cavolo ci arrivo?? Per arrivare a fare il proprio lavoro per tanto tempo, devo essere estremamente motivato!

E quindi…. cos’è che ci motiva???

Sempre la scorsa puntata ti ho parlato di una teoria molto conosciuta che riguarda la motivazione: è la self determination theory – cioè la teoria dell’auto-determinazione – Dice che ci possono essere due fonti da cui attingere il nostro desiderio: interno (io che mi dico “vai e spacca anche oggi” – ed esterno. La teoria ha dimostrato che queste due fonti funzionano in modo molto diverso e soprattutto in situazioni molto precise.

Uno degli esperimenti più famosi su questo tema si chiama “esperimento della candela”: the candle stick.

Vengono chiamati due gruppi di persone e ad entrambi viene fornito lo stesso kit:

c’è una candela, dei fiammiferi e una scatolina contenente delle puntine.

Lo scopo è quello di attaccare la candela al muro accenderla – e non far cadere a terra la cera.

Prova a pensarci un attimo… tu come faresti?

La maggior parte delle persone prova ad attaccare in qualche modo la candela al muro con le puntine. Ma non funziona. Altri sciolgono un lato della candela e la attaccano al muro. Ma anche questo non funziona.

La soluzione? – è come sempre nelle soluzioni creative – guardare agli oggetti a disposizione in un altro modo: si possono usare le puntine per attaccare la propria scatolina al muro, come se fosse un piccolo vassoio. E sopra, porci la candela.

Ai due gruppi viene fornito lo stesso kit ma vengono dette due cose diverse:

Ad ogni membro del primo gruppo viene detto: ti cronometro, al solo scopo di capire quanto in media ci può volere per risolvere questo problema.

Ad ogni membro del secondo gruppo viene invece detto: ti cronometro. Se riuscirai a stare nel 25% dei tempi migliori di oggi, avrai 5 dollari, se sarai il più veloce di oggi 25 dollari.

Quanto più veloci sono andati in media i membri del secondo gruppo?

Ci hanno messo 3.30 in più.

Replicando il test fornendo la scatola a parte (ossia togliendo la parte creativa dell’esercizio) – il risultato era opposto. E questo è stato dimostrato e ri-dimostrato attraverso oltre 30 anni di esperimenti.

Uno studio recente dell’economista Dan Ariely ha dato ad alcuni studenti dell’MIT una serie di piccoli giochi o test, offrendo 3 tipi di incentivi: da piccolo a grande.

E cosa ha dimostrato?

Che finchè i test riguardavano azioni meccaniche, gli incentivi funzionavano: più era alta la paga, più gli studenti performavano bene.

Ma dall’istante in cui venivano inseriti task che coinvolgevano anche minuscole attività cognitive, quelli con più incentivi performavano peggio.

Quindi gli incentivi esterni funzionano bene quando i task sono semplici, con un set semplice di regole e una destinazione chiara.  Ma molto male quando coinvolgono un gruppo maggiore di possibilità.

Quanti task nella tua giornata sono semplici e ripetitivi e quanti invece richiedono creatività, immaginazione e soluzioni per aggirare i problemi? credo che in ogni caso sia la seconda.

Pertanto, non possiamo che trovare motivazione intrinsicamente, cioè pescando dentro di noi. E scegliere un lavoro in cui devi usare il cervello, semplicemente per un riscontro economico  – NON FUNZIONA!! Lo dice la scienza 🙂

Bene.

E in questo ci credevo.  Lo capivo, e in qualche modo lo sapevo già –  non c’era bisogno di andarmi a leggere 200 libri.

Ma se le cose stanno così, nasce un’altra domanda: dove la trovo la motivazione interiore.

Che faccio?

Inizio a provare tutte le attività della terra e guardo quale mi piace di più?
Dico di si a tutti i progetti che mi propongono finchè non trovo “quello “giusto”?
Dico di NO a tutti i progetti che mi propongono finchè isolato nella mia cameretta con niente da fare mi arriva l’illuminazione divina??

Si. Sono sincero, le ho provate tutte. E ho sbagliato sempre!!

Ma per fortuna, è arrivato un altro libro a salvarmi.

Quale? Te ne parlo nella prossima puntata.

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