3 cose che devi sapere per raggiungere i tuoi obiettivi.

Cosa significa darsi degli obiettivi? Cosa significa crederci, perseguirli? Perché dovrei mai averne uno, non si vive bene anche senza??
Questo articolo parla di come avere un obiettivo cambia il modo di vedere il mondo e svela chi sono i tuoi nemici.

1. Le percezioni: perché avere un obiettivo cambia tutto.

Riceviamo ogni giorno milioni di stimoli dall’esterno (quello che viene definito stimolo bottom-up) e ignoriamo la maggior parte di essi. Gli studi del Gazzaley Lab hanno dimostrato che ignorare uno stimolo ci costa. Perché, che lo vogliamo o no, gli stimoli arrivano al nostro cervello e solo successivamente decidiamo quali ascoltare e quali invece lasciar passare come se niente fosse.

Per farlo, ci dedichiamo tempo e risorse, anche se non ce ne accorgiamo. Ad esempio, è molto faticoso chiacchierare in un ambiente rumoroso: non solo perché la nostra attenzione focalizzata è prolungata nel tempo, ma anche perché dobbiamo ignorare una marea di stimoli (le chiacchiere degli altri commensali).

Quindi, ignorare è un processo attivo del cervello!

Ma come decidiamo quello che ci interessa?? Secondo quale principio riusciamo a fare ordine in questo mare magnum di stimoli?

In base al nostro obiettivo. Anche qui c’è una ragione fisiologica evolutiva.

Marco, l’uomo primitivo

Supponiamo che tu sia un uomo primitivo, Marco (*).
Marco si imbatte in un corso d’acqua. Prima di gettarsi a bere, si ricorda che solitamente intorno ai corsi d’acqua ci sono i giaguari, quindi decide di nascondersi ed aspettare un segno della loro presenza.

Marco che cerca i giaguari

Marco che cerca i giaguari

Bravo Marco! Tu e la tua nuova amica Corteccia Prefrontale avete appena usato un alleato importantissimo (le funzioni esecutive) e fissato un obiettivo!

L’obiettivo “scopri il giaguaro” si basa su ascoltare eventuali rumori nella boscaglia, odori e la tipica maculazione del giaguaro. Questa attività viene innescata dalla corteccia prefrontale, che avverte in ordine di importanza i vari centri dedicati al suo raggiungimento:

  • L’apparato uditivo si focalizzerà su fruscii di fogliame o eventuali ruggiti
  • Quello visivo andrà alla ricerca del tipico pattern maculato
  • Quello olfattivo sugli odori

Questa attività di focalizzazione è un boost per la nostra attenzione e ci dà un notevole vantaggio rispetto alla cosiddetta “attenzione distribuita” che abbiamo quando non sappiamo cosa cercare.

Durante l’attesa, tutti gli altri rumori o odori sono sì percepiti, ma subito ignorati perchè divergono dallo scopo di Marco: trovare il giaguaro.

Marco oggi

Ma cosa significa nella pratica? Che la sola presenza di un obiettivo cambia il modo in cui vediamo il mondo. Che il decidere che cosa vogliamo significa anche stabilire che cosa NON vogliamo, e questo ha implicazioni dal grande al piccolo: dal piccolo gesto quotidiano al grande risultato.

Ogni giorno cambiamo idea centinaia di volte, ridistribuiamo le priorità nella nostra testa.

Ma sono i nostri obiettivi di lungo periodo che plasmano il nostro presente, definiscono come lo percepiamo e come quindi reagiamo ad esso.

Ed è per questo che è così importante averne uno (o più).

(*) Spesso uso nomi di persona per definire concetti, perché la cosa mi fa ridere un sacco. Spesso sono miei amici (veri). Marco è uno di questi.

2. Gli obiettivi S.M.A.R.T

Gli inglesi si fanno sempre i fighi e danno una sigla a qualunque cosa. Su questo tema non si sono di certo risparmiati, anzi. Un obiettivo deve essere SMART:

  • Specific (Specifico)
  • Measurable (Misurabile)
  • Achievable (Raggiungibile)
  • Relevant (Rilevante)
  • Time-based (che in italiano diventa una cosa orribile tipo “temporalizzabile”)

Cosa significa nella pratica?

Che porsi un obiettivo del tipo “Voglio imparare l’inglese” in realtà non è un obiettivo, ma una chiacchiera, un soliloquio con te stesso.

Te ne accorgi subito, appena provi a pensare a quello che devi mettere in campo per raggiungerlo. Vediamo come questi 5 punti possono aiutarmi.

francesco tassi obiettivi smart

Specifico

Più qualcosa è specifico più è chiaro. Più è chiaro, meno spreco di risorse ho, più facile sarà raggiungerlo.

Ecco quindi che “voglio imparare l’inglese”può voler dire un sacco di cose, mentre”voglio preparare la mia visita in Inghilterra conoscendo le basi dell’inglese” o “voglio essere in grado di sostenere una conversazione professionale sul tema della finanza”  sono molto molto diversi.

Ovvio che il primo è più semplice del secondo ma orientarsi sin da subito mi farà risparmiare molto tempo! Nel primo caso potrei rivolgermi ad un insegnante / corso base, nel secondo devo orientarmi sin da subito su istituti o professionisti che lavorano nel mio campo.

Non c’è vento che può aiutare, il marinaio che non sa dove andare.

– Seneca

Misurabile

Ho scelto di proposito l’esempio dell’inglese. La critica che spesso viene posta a questo punto è molto semplice, “ci sono cose che non si possono misurare”.

E io dico, “Per tutto il resto c’è mastercard”. 😀

Mi pare ovvio:

  • voglio crescere il mio fatturato del 12%
  • voglio correre 10 Km sotto i 40 minuti

Sono tutte cose meravigliosamente specifiche e misurabili. Facile. Ma con l’inglese!??!?

Sta a noi trovare le metriche giuste!! Senza per forza doverci mettere dei numeri, che in questo caso ha poco senso, posso comporre il mio obiettivo in piccoli step e misurare solo se sono in grado di raggiungerlo o no. è una misurazione binomiale (si/no). Ad esempio nel primo caso potrei dire:

  • voglio affrontare 5 conversazioni con il mio insegnante senza commettere errori di pronuncia
  • guardare un film senza sottotitoli ed essere in grado di riassumerlo in italiano
  • ascoltare una canzone in radio e comprenderne il significato
  • essere in grado di dare e ricevere indicazioni stradali
  • capire e comunicare qual’è un ristorante consigliato nella zona

e nel secondo invece:

  • leggere un articolo tecnico del mio settore e saperlo riassumere senza mai usare il traduttore
  • guardare “Wall Street – money never sleep” e riassumerlo in italiano

Si, lo so non è scientifico al massimo, ma è molto molto meglio del “Vado in Inghilterra che mi sento pronto”.

Misura ciò che è misurabile, e rendi misurabile ciò che non lo è.
– Galileo Galilei

Raggiungibile

Qui entriamo in  un campo molto grigio. Va da sé che imparare un inglese professionale in un mese partendo da zero è un attimino audace.

Ma non deve essere una scusa per abbassare l’asticella. Gli esseri umani fanno cose incredibili.

Il solo pensare a come sia venuto in mente a James Lawrence di fare 50 ironman in 50 giorni (cioè 193 km di nuoto, 9’000 Km di bici e 2’100 km di corsa in 50 giorni ) mi fa rabbrividire.

Raggiungibile a mio parere non vuol dire niente di per sé, è solo una misura del culo a paiolo che stai programmando di farti.

Per capire quanto è raggiungibile il tuo obiettivo basta studiare dei casi pregressi, per gli obiettivi personali basta Google, per quelli professionali serve un minimo di Business Intelligence.

Rilevante

Sembra un dettaglio ma è invece il cuore della strategia SMART. Ogni giorno ci poniamo centinaia di micro obiettivi, e nel lungo periodo pagherà solo ciò che è importante per noi. (Per definire ciò che è importante, dai un occhio a questo articolo sulla Eisenhower matrix).

Se a un certo punto ti rendi conto che non stai rispettando una ceppa del tuo programma, fermati a pensare quanto in effetti ci tieni. Lasciare qualcosa non sempre è negativo, ma se procrastinato con intelligenza, fa risparmiare un sacco di tempo.

Temporalizzato

Un obiettivo ha una scadenza. No scadenza, no obiettivo, no party. Il renderlo definito nel tempo serve per stimare le risorse da mettere in campo e la sua sostenibilità.

A volte si possono avere tempistiche definite dall’esterno (ad esempio, ho già prenotato il mio viaggio in Inghilterra tra 6 mesi) oppure auto-definite.

Per riassumere

Abbiamo visto quanto il solo avere un obiettivo cambia il modo in cui vediamo il mondo. Che per renderlo raggiungibile devo renderlo il più possibile SMART, trasformando un “voglio imparare l’inglese” in “Voglio saper conversare in inglese nel campo della finanza in 6 mesi”.

Ci sono però numerosi ostacoli sulla nostra strada. Alcuni Macroscopici (quanto è importante per me in un dato momento della mia vita), ed altri microscopici, come le piccole difficoltà di ogni giorno. Vorrei soffermarmi su queste ultime.

3. I nostri nemici

Partiamo con un dato di fatto: siamo molto bravi a fissare dei nuovi obiettivi ma poco a raggiungerli. Ma come sostiene D. Rosen in “The Distracted Mind”, non è del tutto colpa nostra. [1]

Questo perché la parte del cervello adibita alla gestione degli obiettivi (Funzione Cognitiva) non si è evoluta come quella che ha lo scopo di fissarli (Funzione Esecutiva). Il risultato è che distrazioni, interruzioni e la percezione di cosa facciamo (e come) ci ostacolano.
Per capire come pianificare bene per raggiungere i nostri obiettivi, dobbiamo prima definire questi nemici.

Vediamoli

Una distrazione è uno stimolo (interno o esterno) su cui decidiamo di NON concentrarci. Ma una volta che è arrivata, è tardi, siamo già distratti.
Ad esempio
Siamo al bar con un amico e sebbene sia interessante quello che dice, qualcuno al tavolo a fianco pronuncia il tuo nome. Istintivamente, l’attenzione si sposta li.
Noi decidiamo di tornare al nostro discorso, ma quanto tempo siamo stati distratti?

Le distrazioni possono anche essere interne, ossia provenire da noi stessi: stiamo leggendo qualcosa e ci accorgiamo che stiamo pensando a tutt’altro. L’ultima cosa che mi ricordo? Tre pagine fa.

Si tratta di uno dei nemici più insidiosi, vagare con la mente (mind wandering).

Una interruzione invece è uno stimolo interno o esterno a cui decido di prestare attenzione volontariamente. Di proposito ascolto una conversazione al tavolo a fianco, oppure provo a seguire entrambe.

Signori e signore, ecco il Lord dei cattivi, il Sauron delle distrazioni: il multitasking.

La verità è che il multitasking non esiste. Se questa cosa ti stupisce come la prima volta che hai saputo di Babbo Natale, prova questo.

  1. Conta ad alta voce da 1 a 10.
  2. Poi Pronuncia le lettere dall’alfabeto, ad alta voce, da A a J.
    Facile vero?
  3. Adesso, sempre ad alta voce, prova a combinarli unendoli tra loro: A1, B2, C3….

Quanto ci hai messo in più?

Senza perderci troppo nei dettagli, il nostro cervello lavora tramite dei nodi funzionali (che hanno uno scopo molto preciso) in stretta collaborazione con una rete neurale distribuita. Ogni gruppo di neuroni può fare parte di tanti nodi! Ogni volta che cambiamo una attività, vengono attivate diverse zone.

cervello francescotassi.com

E se mentre stai facendo un esercizio di matematica ti chiedessi di farlo velocemente?

Questo non succede solo per attività che competono sulla stessa risorsa (ad esempio se scrivo un messaggio mentre guido non posso fisicamente guardare la strada e il telefono contemporaneamente), ma anche per compiti che sembrano apparente NON correlati, come fare una telefonata e guidare.

Quello che crediamo sia multitasking è in realtà network switching: crediamo di fare tante cose insieme ma in realtà passiamo velocemente da una cosa all’altra, attivando le diverse parti del cervello che servono.

Multitasking? Chiediamolo ad Apple

Quando uscì la prima versione del sistema operativo 4.0, Apple lo dichiarò in grado di svolgere compiti simultanei: tutte le risorse del sistema disponibili a tutte le applicazioni.
Questo però grazie a un sistema centrale che svolgeva il compito di “controllore del traffico”, dando ordini di priorità ai compiti da eseguire.

Questo non è multitasking ma esattamente quello che fa il nostro cervello.

La stesso Apple, quando spiegò il motivo del suo funzionamento, disse che il “Free-for-all multitasking consumerebbe troppe risorse, soprattutto memoria.[…] Anche la CPU sarebbe messa in difficoltà, e la durata della batteria crollerebbe al pari delle prestazioni delle singole applicazioni.”

Questo parallelismo si presta bene per descrivere il nostro cervello, sebbene con le ovvie limitazioni. In soldoni, il multitasking sarebbe un grande spreco di energie.

Per concludere

Avere un obiettivo cambia il modo in cui percepiamo la realtà, pensiamo ed agiamo. Anche senza saperlo, ogni giorno ci poniamo centinaia di obiettivi nella nostra testa, piccoli o grandi che siano.

Come è ovvio che sia, alcuni sono più importanti di altri perché hanno per noi un valore nel lungo periodo: che siano imparare una lingua, raggiungere obiettivi professionali, vincere una paura o un blocco mentale.

Per migliorare il modo in cui gestiamo questi obiettivi dobbiamo sforzarci di renderli specifici, misurabili, raggiungibili, rilevanti e tempisticamente definiti.

I nostri maggiori nemici del quotidiano sono distrazioni e interruzioni, che continuamente ci tentano e ci deviano dai nostri scopi, come le sirene di Ulisse. Tra i peggiori alleati hanno la tecnologia, che è ad oggi la principale fonte di distrazione.

Ma come sfruttare la tecnologia invece che essere sfruttati da essa??

Ne parlerò nei prossimi articoli, iscriviti alla newsletter per rimanere aggiornato!

By | 2017-10-12T21:15:56+00:00 Ott, 2017|Categories: Produttività, Project Management, Self Improving|Tags: , |0 Comments